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La storia dell'Istituto Tecnico ed Economico Agostino Bassi di Lodi

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Gli Inizi

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Nel 6 settembre del 1888, il Ministero decreta ufficialmente la fondazione dell'Istituto Tecnico di Lodi, con le due sezioni di commercio, ragioneria ed agronomia, e con l'avvertenza che si sarebbe proceduto gradualmente nell'apertura dei corsi, cominciando dal primo. Le iscrizioni dell’istituto aprono per la prima volta il 1° ottobre e il 25 dello stesso mese iniziano le lezioni del primo corso nei locali del vecchio Castello.

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Il Corriere dell'Adda da già buone aspettative alla scuola dicendo:

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"Il dire dell'importanza del R. Istituto per la città nostra sarebbe inutile cosa, e più di tutto lo prova il fatto che esso si è aperto sotto i migliori auspici contando già quindici alunni, numero considerevole ove si noti che il R. Decreto per la fondazione dell'Istituto venne pubblicato poco prima del cominciamento dall'anno scolastico, quando era in tutti la convinzione che l'apertura sarebbe ancora stata protratta ad altro anno.

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A dare poi ad esso maggiore impulso crediamo potere assicurare che l'egregio signor Preside cav. Narciso Mencarelli, venuto fra noi preceduto da bella fama, non si rifiuterebbe, richiesto, di aprire una sessione straordinaria per esami d'ammissione al primo anno di corso, ove un certo numero di giovani, ai quali fosse giunta tardi la notizia degli esami dati in questi scorsi giorni, ne facesse domanda.

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E poiché il presente ci si mostra splendido, è giudiziosa cosa il pensare anche all'avvenire. Ora, secondo noi, perché l'Istituto possa soddisfare pienamente e profittevolmente ai bisogni della nostra gioventù studiosa, crediamo essere necessario anzitutto che venga collocato in luogo appartato e ben adatto, con quel decoro che aggiunga all'utile un lustro alla città nostra, e sia inoltre provvisto di tutto il materiale necessario ai signori Professori per rendere loro più proficuo e facile l'insegnamento.

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A tutto ciò dovrà provvedere il Comune e la Provincia, e poiché l'uno e l'altra hanno già data larga prova di buon volere e d'interessamento, tutto ne induce a credere che al R. Istituto non mancheranno tutti quelli appoggi materiali e morali che sono ad esso necessari per vivere di una vita prospera, rispondere ai desideri delle Autorità e della cittadinanza”.

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Il 27 dicembre 1888 l'Istituto apre un libero corso per l'insegnamento della stenografia, mentre da parte sua il Comune cerca una sede più dignitosa per la nuova scuola. E la trova nel palazzo Taxis, in corso di Porta Milano, reso celebre dalla breve permanenza di Carlo Alberto.

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Nell'ottobre 1889 l'Istituto ha già una sede tutta sua, un nome, una bandiera tricolore, ricamata e decorata dalla signorina Cingia, figlia di Luigi, volontario garibaldino: ma quel che più conta, un buon numero di alunni. Sono 38 di Lodi e 65 del circondario.

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È un fatto indubbiamente positivo, in particolare per le casse di Comune e Provincia. La prevista, costosissima (e quindi mai avviata) sezione di agronomia, viene sostituita dalle due sezioni più appetibili e redditizie di fisico-matematica ed agrimensura (geometri).

Il Preside sottolinea con forza particolare come l'Istituto risponda ai bisogni pratici del luogo e come gli studi tecnici diano vantaggi immediati in quanto il tipo di istruzione impartita conduce "ad una posizione sociale non spregevole, a una professione sufficientemente lucrosa".

 

Nel frattempo l'Istituto in avanzata rapida e continua cambia ancora intitolazione e viene dedicato, in via definitiva, ad Agostino Bassi, lodigiano di nascita e di vita, è scienziato vero, scopritore della teoria parassitaria dei morbi. Precursore e pioniere della microbiologia, studioso della nostra realtà agricola, sotto l'aspetto tecnico, economico e sociale.

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L'Istituto Bassi, dunque, cresce: nella struttura, nei corsi, nelle sezioni, nell'attività complementare. Si pensi, ad esempio, ai corsi pomeridiani e serali aperti a tutti, di stenografia, dattilografia, lingue straniere, storia dell'arte, cultura generale. É ormai una presenza viva e importante nella realtà di Lodi, del territorio e delle altre province da cui affluiscono numerosi studenti, specie nella sezione di agrimensura.

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Tra le 2 Guerre 

Prima ancora del primo conflitto mondiale, si scontrano, spesso duramente, neutralisti e interventisti (non fa eccezione e gli studenti del “Bassi” scendono in piazza).

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Sono i primi di maggio del 1915: la Camera dei Deputati, in maggioranza contraria all'ingresso dell'Italia nel conflitto, manifesta apertamente la propria solidarietà all'On. Giolitti, leader dello schieramento neutralista, che è di convinzioni contrarie, si dimette. È un coup de “théatre" e niente più, forse suggerito da Gabriele D'Annunzio, gran tamburino e propagandista dell'intervento: Salandra, del resto, in pieno accordo con la Corona, ha già firmato a Londra un patto segreto che prevede l'entrata in guerra dell'Italia a fianco di Gran Bretagna e Francia entro la fine del mese. Ma i deputati non lo sanno, e neanche il Paese: men che meno gli studenti (ingenui ed influenzabili, sempre). Ecco perché gli alunni del "Bassi" organizzano cortei al grido di "Viva la guerra!" e vengono alle mani con opera e soldati, prendendoli di santa ragione.Si crea così una zuffa tra studenti pro-guerra e soldati pro-pace.

 

Il 24 maggio 1915 l'Italia entra nel primo conflitto mondiale. Molti alunni indossano il grigioverde tanto sognato e vanno in trincea in compagnia di topi, pidocchi e di una ''morte che si sconta vivendo". Di loro non torneranno più: Achille Bonardi, Riccardo Morzenti, Nello Neri e Carlo Passarini, tutti ufficiali di completamento e tutti decorati di medaglia d'argento, cui si aggiungono Angelo Pomini, Riccardo Ferrari, Federico Granata, Antonio Crivelli, Valeriano Arosio, Oreste Minoia, Angelo Parisio, Ferdinando Leardi, Felice Borella, Nello Bergamaschi, Gaetano Ponzoni, Franco Rossi.

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Del resto l'entusiasmo dei giovani è stimolato dai loro insegnanti che sono in gran parte nazionalisti. Non stupisce quindi che, dopo la guerra, molti professori e studenti passino dal nazionalismo al fascismo e che tra gli insegnanti si contino almeno due segretari del fascio di Lodi, alcuni squadristi, e un redattore de "Il Popolo d'Italia" quotidiano del partito fascista.

Politica a parte il corpo docente del "Bassi" è di medio-alto livello. Il Preside, della prima guerra mondiale sino alla vigilia della seconda, è un veneto di Cittadella, il prof. Antonio Marenduzzo, già docente di lettere ed autore di molti apprezzati manuali scolastici. Lodigiano d'adozione, Marenduzzo diventa un'istituzione cittadina: buono d'animo ed attivissimo, apprezzato dagli studenti che gli vogliono bene e che lo chiamano affettuosamente "Zio Tognu", rispettato ed ascoltato dai genitori, il Preside Marenduzzo non solo dà vita ad una serie varia e cospicua d'iniziative nell'ambito del "Bassi" che si dilatano all'esterno coinvolgendo città e territorio, ma offre autorevolezza culturale all'attività del regime fascista nell'ambito lodigiano.

Tra gli insegnanti di quel periodo ricordiamo in particolare i professori Groppetti, Matteucci, Prusso, Poggio, Melocchi, Tenconi, Podestà, Granzotto, Arthaber, Villaroel, Cuccia, Stoppani, Ricci, Nobili, solo per citarne alcuni.

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Giuseppe Villaroel, critico letterario de "Il Popolo d'Italia" e autore di un elaborato "Inno del balilla", destinato a diventare il canto ufficiale delle organizzazioni giovanili del regime (ma gli sarà preferito il più rozzo ed impetuoso "Fischia il sasso"), compone l’Inno goliardico che, musicato dal M. Giovanni Spezzaferri, sarà per anni appunto l'inno ufficiale dell'Istituto.

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Per la gaia giovinezza

tutto è sogno, tutto è amore,

tutto è magico splendore

di sorriso e di beltà.

 

È per noi la vita un canto

di delizia e di bontà;

e non c'è più lieto incanto

della nostra libertà.

 

Ma se chiama l'Istituto

con la voce sua fedel

tutti in cor, se il labbro è muto,

rispondiamo al dolce appel.

 

Se ci diamo la gaiezza

del bel tempo gioviale

per la Patria e l'Ideale

sappiam vincere e morir

La fervente giovinezza

nel tripudio e nel gioir,

leva un inno alla bellezza

del superbo divenir.

 

Quando chiama l'Istituto, ecc.

 

Giovinezza scapigliata,

primavera profumata

passa e vola estasiata

come l'ape sopra il fior

sempre folle e spensierata

tutta gaudio e tutta ardor,

finché squilla l'adunata

dello studio e del lavor.

 

Quando chiama l'Istituto, ecc.

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Tra i docenti più affermati sul piano schiettamente professionale, meritano una citazione Edoardo Prusso e Augusto Arthaber, autori di eccellenti manuali di lingua francese e tedesca (Arthaber diventerà poi professore universitario), l'ing. Luigi Tenconi, progettista di aerei e dirigibili per la "Caproni", nonché il lodigiano Girolamo Poggio, esemplare maestro a generazioni di ragionieri.

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Un cenno a parte merita il padre barnabita Cesare M. Barzaghi, insegnante di religione dal 1929 (ma già l'anno prima aveva tenuto un corso libero, assiduamente frequentato) sino al 1941 Padre Barzaghi è stato chiamato "l'apostolo di Lodi" per il suo genuino spirito di carità, per la sua carica di entusiasmante bontà che si faceva quotidiano servizio al prossimo: uomo dotato di grande fascino e di straordinario carisma, ha lasciato al "Bassi" un segno ancor oggi luminosamente vivo e che si esprime nelle parole della lapide commemorativa posta accanto all'aula magna nel 1966.

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Merita un cenno l'attività svolta in questo periodo dalla Cassa scolastica che inizia a funzionare nel 1924 con un fondo di L. 2034,70, viene eretta in Ente morale nel 1925 e che nel 1930 aveva già una consistenza patrimoniale di L 56607,90.I fiori all'occhiello sono la borsa di studio di L. 60 mila istituita dal Comune di Lodi e da assegnarsi a un diplomato ragioniere capace e meritevole che intenda proseguire i suoi studi in Italia o all'estero, nonché la borsa che cittadini estimatori del Preside Marenduzzo hanno voluto intitolare al Capo d'Istituto con una dotazione di partenza di L. 12 mila, da assegnare ad uno studente bravo e bisognoso.

 

Il prof. Gerolamo Poggio, scomparso tra il generale compianto, destina poi, nelle disposizioni testamentarie, 20 mila lire a favore della Cassa scolastica dell'Istituto "come attestazione di profondo affetto alla scuola", e si apre subito, agli inizi del 1931, una pubblica sottoscrizione per una borsa di studio dedicata alla memoria dell'esemplare educatore.

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Anni Trenta. Le disposizioni ministeriali sul riordinamento degli Istituti Tecnici stabiliscono la creazione di un corso inferiore, che trova sede nel vecchio Castello di Porta Regale e di due corsi superiori: Commerciale ad indirizzo amministrativo e per Geometri con sede in casa Taxis e locali adiacenti in corso Milano. Nasce così, formalmente, a partire dall'anno scolastico 1933-34 I'I.T.C.G. “A. Bassi" che però - di fatto - conta già 45 anni, ben portati, e si trova in piena maturità.

Il Preside Ernesto Gramazio sostiene e prospetta con particolare calore l'urgente necessità di costruire un nuovo edificio. Comune e Provincia entrano nell'ordine di idee di dar vita ad un ambizioso progetto urbanistico che prevede la nuova sistemazione di tutta l'area di porta Regale fino a quel momento occupata dal Vecchio Castello, dai giardini pubblici con l'ottagono del caffè Eden, dal torrione e dal piazzale antistante il Castello col monumento a Vittorio Emanuele II. Corre l’anno 1938.

Il cantiere procede e il nuovo edificio sorge a ritmi abbastanza celeri, tanto che l'inaugurazione dell'anno scolastico 1941-42 può svolgersi in viale Dante, ed entro il 1942, il "Bassi" è completamente sistemato in locali alfine degni dell'Istituto e della sua funzione educativa.

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Nel 1938 il “Bassi” onora il sacrificio eroico di un suo ex alunno il tenente Nino Dall'Oro, caduto in Etiopia vittima di quella guerra partigiana (che c'era-eccome ma che non si doveva raccontare) combattuta con accanimento dagli abissini contro le truppe d'occupazione italiane: alla sua memoria viene conferita la medaglia d'oro al valor militare. Ora l'Istituto, nella sua sede nuova e bellissima, ancorché dimezzata e incompiuta, si vede portar via dalla guerra tanti alunni ed insegnanti. Crollano con le case, i ponti, le città anche tante illusioni che avevano alimentato per vent'anni la vita di buona parte degli italiani: l'Italia stessa viene attraversata e divisa dal conflitto, il Nord subisce per due anni la dura occupazione nazista, mentre la gente s'ingegna a sopravvivere, rifiutando per lo più, con una resistenza passiva o attiva, la collaborazione con i tedeschi che a Lodi (33 mila abitanti, più 14 mila sfollati da Milano, meno migliaia di giovani prigionieri, dispersi, partigiani, nei campi di concentramento, sulle montagne, in galera) hanno posto il loro comando proprio nelle aule dell'Istituto Tecnico.

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Quel che resta del "Bassi" nell'anno di disgrazia 1944 e fino alla primavera del 1945 si trasferisce in parte al Collegio Cazzulani e in parte al Collegio delle Grazie, fra un mitragliamento e una retata, mentre "grande è il disordine sotto il cielo". Lo stesso edificio, il mattino del lunedì di Pasqua del 1945, viene sfiorato dal bombardamento aereo che distrugge abitazioni sotto il torrione e in corso Vittorio, facendo una quarantina di vittime.

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Il Passato Prossimo

L'Istituto Tecnico A. Bassi di Lodi riprende cosi la sua normale attività educativa, nel commosso ricordo degli allievi caduti che sono: Franco Sampietro (medaglia d'oro), Giuseppe Scagliotti, Mino Luè, Franco Sommaruga, Antonio Messina, Vittorio Ferrario, Angelo Dragoni, Franco Tonti, Mario Prada, Mario Senna, Enzo Oppio, Gianni Arrigoni. Attività normale per modo di dire, in quanto insegnanti e alunni sono impegnati tutti, in prima persona, a costruire e ad esercitare, giorno dopo giorno, una democrazia sostanziale (che non si impara su libri) in mezzo ad ostacoli interni ed esterni d'ogni genere. Il gusto della libertà entrare manifestazioni comprensibili ma opinabili, dall'andamento incerto e dall'esito variamente giudicato, come lo «sciopero per il freddo» del novembre '45 che solleva in città entusiasmi ed indignazioni e che fa finire in guardina alcuni dei più accesi promotori. Si sa, in tutte le cose di questo mondo ci vuole esperienza.

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Il “Bassi" continua a distinguersi non solo per il suo lavoro educativo e formativo, ma anche per i successi ottenuti in attività parascolastiche o integrative come oggi le chiameremmo: fa sensazione in Lodi, ad esempio, una rivista musicale allestita e recitata da insegnanti e studenti, mentre l'Istituto miete successi a catena nelle gare sportive locali e provinciali.

Nel 1952, intanto, si parla molto della creazione, a titolo sperimentale, presso il «Bassi» di un corso per periti in idrocarburi, promosso dalla Provincia, con l'appoggio dell'Agip, della Montecatini e di altre industrie interessate. La notizia non è campata in aria, "et pour cause”, in quanto Lodi ospita il centro studi dell'Agip, è circondata da pozzi metaniferi che funzionano a pieno regime, è tra le prime città d'Italia a sperimentare il metano per usi industriali e di riscaldamento (“città cavia”, l'hanno chiamata). Ci sarebbe quindi bisogno di preparare qui buoni tecnici da utilizzare «in loco» o altrove: si usa il condizionale perché il progetto, che aveva suscitato attese e un centinaio di preiscrizioni, muore all'alba del 1953.

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Comunque, la Provincia di Milano si mette di buzzo buono per completare l'edificio, con la costruzione del secondo lotto, ormai indispensabile, vista la continua crescita della popolazione scolastica. La costruzione rispetta il progetto del 1938: si demolisce parte del vecchio Castello e sull'area resa libera sorge la nuova ala che comprende aule, laboratori attrezzati aula magna, palestra, locali per uffici e mensa. In virtù dell'impegno profuso dall'Assessore Provinciale alla Pubblica Istruzione avv. Alfredo Brusoni, che è Lodigiano, e dal Preside, prof. Aldo Strobino, i lavori vengono completati all'inizio dell'anno scolastico 1959-60 e il 13 marzo 1960 la nuova sede viene solennemente inaugurata alla presenza di un folto stuolo di autorità provinciali e locali.

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Con l'anno scolastico 1960-61 il "Bassi" ha un nuovo Preside che pone fine al carosello dei precedenti "capi d'istituto”, tutti degni, ma che si fermavano poco perché provenienti da fuori e per tanto desiderosi di tornare al luogo d'origine (l'obbligo di residenza è sostanzialmente finito). Il nuovo Preside è infatti un lodigiano, il prof. Giuseppe Bianchi, e si fermerà al "Bassi" sino al collocamento a riposo per limiti di età.

Con lui, 'Istituto dà vita ad una nuova serie di iniziative: viaggi didattici in Italia e all'estero, anche in nave e in aereo, gemellaggi con Istituti stranieri, "stages" di studio e di ricerca, mensa ed ambulatorio medico, nonché attività integrate culturali e sportive, conferenze e commemorazioni che coinvolgono anche la città. Sono gli anni del '"boom" dell'istruzione media superiore: le iscrizioni aumentano a ritmo vertiginoso, gli alunni passano il migliaio e il "Bassi" non ce la fa più a che solo qualche tempo prima sembrava vastissima: non dimentichiamo che "il bacino d'utenza" dell'Istituto comprende tutta la parte meridionale della provincia di Milano e, per i geometri, anche il Cremasco.

Cosi nel 1966, viene creata una sezione staccata per ragionieri a Melegnano e, nel 196% un'altra analoga a Codogno.

Si riprende, intanto, sia pure a scadenza non annuale, la pubblicazione dell'annuario da cui risulta, ad esempio, che per l'anno scolastico 1967-68 le classi sono in tutto 44: 27 per il corso commerciale, e 17 per il corso geometri per un totale di 1222 alunni, mentre gli insegnanti sono 108 e 22 gli amministrativi, assistenti ed ausiliari. Nel 1968 l'Istituto celebra poi i suoi ottant'anni di vita e di attività con una interessante pubblicazione cui collaborano i professori Acerbi, Boumis Grossi, Burinato, Esposti, Riva, Scoglio e Verrini.

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Siamo ormai entrati negli anni Settanta, gli anni della contestazione studentesca, dei Decreti Delegati, della voglia di partecipazione e del bisogno di riforme, delle discussioni (tra l'appassionato e il bizantino) sulla scuola verticale od orizzontale, delle rivendicazioni innovative e della fede nei riti consolidati. Ricordiamo alcuni degli eventi che hanno cambiato la storia del nostro istituto:

  • Le sezioni staccate di Melegnano e Codogno diventano Istituti autonomi.

  • Nasce una sezione staccata per ragionieri a S. Angelo Lodigiano, che poi diventerà Istituto autonomo

  • Si crea un corso serale commerciale

  • La continua crescita degli alunni comporta l'istituzione di distaccamenti in città: dapprima provvisori (in via Biancardi, in via Serravalle, in viale Papa Giovanni XXIII), poi definitivi. Viene infatti costruito dalla Provincia, in viale Giovanni XXIII, nell'area del Liceo Scientifico, un plesso scolastico attrezzato che ospita buona parte del corso commerciale.

  • Nasce un corso commerciale specializzato in informatica.

  •  Si progetta un corso sperimentale per geometri.

 

 

Le legioni di ragionieri e geometri uscite nel tempo del "Bassi" hanno contribuito, con la loro operosità, a costruire il tessuto forte della vita sociale ed economica: nel paese piccolo e nel Paese grande, con ingegno ed impegno. Parecchi ne hanno fatta di strada: sono oggi banchieri importanti, professionisti affermati, imprenditori di qualità. Se oggi, mentre scriviamo il Sindaco e il Vice Sindaco, il Presidente dell'USSL, il Presidente dell'Associazione Industriali di Lodi nonché il Presidente e i Direttori generali e centrali di prestigiosi Istituti di credito locali e nazionali sono ex-alunni del '"Bassi'" non è certamente un fatto da imputarsi al caso.

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E viene qui spontaneo ricordare i nomi di alcuni docenti che nel passato prossimo hanno lasciato un segno particolare nella storia e nella memoria dell'Istituto: Scoglio, Rossi, Cuppini, Stuani, Scotti, Aiolfi, Berti, Gottardi, Rovere, Galli, Castagnoli, Andreoli Timossi, Zighetti, Maiocchi Prestinenza, De Capitani di Vimercate, Barrella, Verrini, Malacarne, Riva, Pasetti, Mizzi, don Esposti, Colombo Del Vivo, Sasso, Toscani, Malusardi, Martin, Barbante, Toso, don Ferruccio Ferrari, Spada, Lodigiani, Carniti, Masotti, Tieri, Cantoni, Nicola Caprio, ecc. Ma c'è un nome che merita un particolare, commosso ricordo: ed è quello di Carlo Cantamessi, scomparso proprio nell'anno centenario del suo e nostro "Bassi". Cantamessi, ovvero una vita esemplare nell'Istituto e per l'Istituto: dapprima allievo, poi insegnante, Vice-Preside ed infine Presidente del Consiglio scolastico.

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